La malattia prende il nome da Francois De La Peyronie, Chirurgo francese alla Corte di Versailles che la descrisse per la prima volta nel 1743, al tempo di Luigi XIV, il Re Sole. Nota da quasi 300 anni, l'IPP fu praticamente “dimenticata” per secoli e solo negli ultimi 40 anni vi è stato un rinnovato interesse scientifico per questa malattia,3 con numerosi studi riguardanti le collagenasi e non solo.
I dati epidemiologici sull'IPP sono scarsi: per quanto riguarda la letteratura, si va dal 23% nei riscontri autoptici ad una incidenza stimata in circa 32.000 nuovi casi all'anno nella popolazione maschile degli USA, che corrisponde ad una prevalenza complessiva di soggetti affetti dalla malattia pari a 423.0004. In Italia, uno studio condotto presso i Medici di Base distribuiti su tutto il territorio Nazionale e che ha interessato 650 pazienti, ha rilevato una prevalenza del 7% nella popolazione maschile compresa tra i 50 e i 70 anni.5 Le linee guida dell’Associazione Europea di Urologia (EAU) parlano di una prevalenza variabile tra lo 0.4% ed il 9% con un picco di insorgenza tra i 50-59 anni.6
Studi recenti hanno diviso l’epidemiologia in categorie e popolazioni dimostrando la rara presentazione nei soggetti tra 30-35 (1,5%) 7.1 e ancor più rare le forme congenite, su cui ci sono pochissimi studi (1%).7.2
Negli Stati Uniti la prevalenza di PD è compresa tra lo 0,4% e il 3,2% 8-10. In uno studio giapponese del 2012, c'è un tasso dello 0,6% di uomini che hanno riferito di essere affetti da PD.11
In Germania è stato studiato il tasso di prevalenza e sono stati intervistati 8000 uomini di cui il 3,2% ha riferito di avere una placca palpabile.8
Vi sono alcune condizioni patologiche in presenza nelle quali l’incidenza della Malattia di La Peyronie risulta essere maggiore, in modo statisticamente significativo, senza ancora essere a conoscenza dei meccanismi fisiopatologici, rispetto ad una popolazione normale di controllo; tra queste si segnalano diversi fattori di rischio:
-DE (20%)12
-i pazienti diabetici, nel 14% dei casi sviluppa la malattia13
- ipertensione arteriosa (27,2%)14
- fumo (25,5%)14
Il fumo di sigaretta può essere considerato un fattore di rischio per lo sviluppo di PD e il rischio relativo è progressivamente aumentato con il numero di sigarette fumate.
Il fumo favorisce i processi ossidativi e degenerativi che si presume siano patogenetici per la PD.15 Nel sondaggio di Pavone tra i 178 fumatori, i pazienti affetti da PD erano 71 (40%), mentre tra i 101 non fumatori i pazienti con PD erano 26 (26%). Secondo i dati presentati in letteratura queste percentuali sono risultate statisticamente significative.16
Nello studio Kadioghu17, almeno 1 fattore di rischio per la malattia vascolare sistemica è stato notato nel 53,7% dei pazienti e i 2 fattori di rischio più comunemente riscontrati sono stati DM (26%) e ipercolesterolemia (25,8%).
È poi stato eseguito uno studio caso-controllo di Bjekic, anche il fumo e il consumo di alcol sembrano avere un certo ruolo nello sviluppo della malattia.18 Una storia di uso di alcol può causare disturbi metabolici, come l'iperlipidemia, che può contribuire all'insorgenza di malattie cardiache e circolazione sanguigna, e quindi può avere un'influenza sull'insorgenza dell'ipertensione. Nello studio di Bjekic il diabete e l'ipertensione erano significativamente correlati al PD.
- assunzione cronica di farmaci come carbamazepina e il fenobarbital (19%)19 l'uso a lungo termine di beta-bloccanti, per lo più propranololo
- storia di uretrite non goococcica sono stati trovati anche prevalenti nei pazienti con PD20
- malattie del collagene (10-40%) in particolar modo al morbo di Dupuytren (fibrosi della fascia palmare)21 alla malattia di Ledderhose (fibrosi della fascia plantare), alla timpanosclerosi e all'artrite.22
Questa grande variabilità di % spiega la difficoltà del mondo scientifico di raccogliere dati su una patologia tanto frequente quanto difficile da capire. L'associazione tra PD e dupuytren diseae (DD) fu riconosciuta per la prima volta nel 1828 e riportata da Abernethy.23 Secondo la letteratura c'è una probabilità del 3-15% che un uomo con DD abbia la PD.24-25 Nugteren et al.26 hanno condotto uno studio single-center in olandese, che ha dimostrato che nei pazienti PD coesistono DD nel 20% dei casi.26
Inoltre, fattori comportamentali favorenti e altre condizioni correlate all'insorgere della malattia sembrano essere:
- Procedure cruente del pene (traumi durante rapporti sessuali, rotture di pene, cateterizzazioni, cistoscopie…)27
- Operati di prostatectomia radicale 16% 28
- Dislipidemie
- Fattori di rischio CV
Tutte queste comorbidità sono per i dati in nostro possesso ad oggi ( MONDAINI 2023) 2200 pazienti completamente da rivedere in quanto nel nostro campione circa il 60% dei pazienti non hanno nessuna comorbidità.
Si pensa che la prevalenza reale sia molto più elevata, ma sottostimata per l’imbarazzo a parlarne da parte dei pazienti, la scarsa conoscenza dei possibili rimedi anche tra medici, o perché i sintomi non vengono considerati in grado di compromettere la vita sessuale nelle prime fasi, portando i pazienti a nascondere e sottovalutare il problema fino a quando questo non si aggrava, compromettendone le normali funzioni sessuali e costringendolo a recarsi dal medico, spesso sotto spinta del/della partner.
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